Il Complesso parrocchiale di San Giuseppe artigiano in San Severo è ubicato nel nuovo quartiere residenziale previsto dal piano regolatore.
I nuovi quartieri periferici di edilizia economica e popolare hanno prodotto ovunque problemi dovuti alla emarginazione come il comportamento asociale, il disagio giovanile, la disgregazione familiare e la tossicodipendenza.
Senza dimenticare quelle che sono le necessità liturgiche e religiose di un complesso parrocchiale, tali problematiche sono state poste, dall’architetto Francesco Sessa, autore del progetto, alla base dell’impostazione planimetrica, dando molto risalto allo spazio del sagrato, inteso come luogo di incontro e di socializzazione della comunità.
Infatti, gli edifici della casa parrocchiale e delle attività sociali fronteggiano la Chiesa, configurando uno spazio urbano, una piazza, uno spazio pubblico e nello stesso tempo privato, arricchito dal verde del giardino, dagli spazi di sosta e di riposo, dagli alberi, i fiori e l’ombra.
Il complesso si presenta esternamente chiuso, introverso: le pareti perimetrali sono prive di aperture e le murature sono composte da file di mattoni a faccia vista di colore rosso e giallo, secondo un ritmo che conferisce omogeneità e riconoscibilità.
Il campanile, posto in modo strategico all’intersezione delle strade principali, è un elemento facilmente visibile nel quartiere, come lo è la copertura della Chiesa a falde inclinate, rivestite di rame.
La Chiesa si presenta con una larga scalinata ed una rampa di accesso; all’interno, si incontra, per primo, lo spazio della cappella feriale, illuminata da una luce zenitale che conferisce intimità e raccoglimento per la preghiera.
L’aula della assemblea è coperta da un doppio triangolo equilatero, sostenuto da travi in legno lamellare che marcano la convergenza visiva sull’altare, mentre la partecipazione dell’assemblea è facilitata dalla vicinanza al presbiterio, voluta dalle norme generali per la costruzione delle nuove Chiese, ispirate dalla dottrina del Concilio Vaticano II, che richiedono che l’aula sia riservata all’assemblea e l’altare ne costituisca il punto principale di riferimento.
Dall’alto delle grandi finestre, poste sui due lati dell’aula, cade la luce sull’altare, resa vibrante e calda dal colore naturale del legno della copertura, dalle pareti bianche e dalla pietra di Apricena, materiale con cui sono stati realizzati il pavimento e gli arredi liturgici, disegnati dall’architetto Giovanni Di Capua.
1985
1995
Il complesso si presenta esternamente chiuso, introverso: le pareti perimetrali sono prive di aperture e le murature sono composte da file di mattoni a faccia vista di colore rosso e giallo, secondo un ritmo che conferisce omogeneità e riconoscibilità.
Il campanile, posto in modo strategico all’intersezione delle strade principali, è un elemento facilmente visibile nel quartiere, come lo è la copertura della Chiesa a falde inclinate, rivestite di rame.
La Chiesa si presenta con una larga scalinata ed una rampa di accesso; all’interno, si incontra, per primo, lo spazio della cappella feriale, illuminata da una luce zenitale che conferisce intimità e raccoglimento per la preghiera.
L’aula della assemblea è coperta da un doppio triangolo equilatero, sostenuto da travi in legno lamellare che marcano la convergenza visiva sull’altare, mentre la partecipazione dell’assemblea è facilitata dalla vicinanza al presbiterio, voluta dalle norme generali per la costruzione delle nuove Chiese, ispirate dalla dottrina del Concilio Vaticano II, che richiedono che l’aula sia riservata all’assemblea e l’altare ne costituisca il punto principale di riferimento.
Dall’alto delle grandi finestre, poste sui due lati dell’aula, cade la luce sull’altare, resa vibrante e calda dal colore naturale del legno della copertura, dalle pareti bianche e dalla pietra di Apricena, materiale con cui sono stati realizzati il pavimento e gli arredi liturgici, disegnati dall’architetto Giovanni Di Capua.